
Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha lanciato un allarme sullo stato attuale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano, durante il convegno “Investire nei professionisti sanitari per garantire la salute della persona”, tenutosi oggi, 15 gennaio 2025, a Bari. Cartabellotta ha evidenziato come i continui tagli e il cronico sottofinanziamento abbiano portato a una drastica riduzione degli investimenti nel personale sanitario, sia quello dipendente che convenzionato.
La situazione si è aggravata ulteriormente a causa del blocco delle assunzioni, della mancanza di rinnovi contrattuali e del numero insufficiente di borse di studio destinate a specialisti e medici di famiglia. Questi fattori hanno contribuito a una crisi che perdura da anni e che, secondo il presidente, richiede un intervento urgente. Durante l’incontro, sono stati presentati dati che mostrano come la spesa sanitaria pubblica in Italia nel 2023 si sia attestata al 6,2% del Prodotto Interno Lordo (PIL), ben al di sotto della media dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) che si colloca al 6,9%.
Spesa sanitaria e accessibilità ai servizi
Nel corso del 2023, l’Italia ha investito circa 176 miliardi di euro nella Sanità, con una percentuale del 23% proveniente da spese private. Questo dato supera significativamente la soglia del 15% raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre la quale si compromette l’accessibilità ai servizi sanitari. La crescente spesa privata è indicativa di un sistema sanitario pubblico in difficoltà, che non riesce a garantire un adeguato livello di assistenza ai cittadini.
Carenza di professionisti e crisi motivazionale
Cartabellotta ha sottolineato che l’assenza di una programmazione adeguata ha alimentato la carenza di professionisti nel settore sanitario. La pandemia ha ulteriormente messo in evidenza una crisi motivazionale preesistente, con un numero crescente di giovani che sceglie di non iscriversi a corsi di laurea in scienze infermieristiche o a specializzazioni mediche considerate meno attrattive, come quella in emergenza-urgenza. Inoltre, molti medici e infermieri abbandonano il Servizio Sanitario Nazionale per cercare opportunità nel settore privato o all’estero.
Le conseguenze della crisi sanitaria
Le ripercussioni di questa emorragia di personale sono evidenti: le liste d’attesa si allungano, i pronto soccorso sono al collasso e molti cittadini si trovano senza un medico di medicina generale. Cartabellotta ha concluso il suo intervento sottolineando l’urgenza di rilanciare le politiche sul capitale umano, rendendo nuovamente attrattiva la carriera nella sanità pubblica. È necessario migliorare le condizioni di lavoro e riformare i percorsi formativi per garantire che il Servizio Sanitario Nazionale possa continuare a tutelare il diritto alla salute per tutti i cittadini italiani.