
Piste da sci perfette anche quando non nevica, tracciati privi di ostacoli come rocce e alberi, e seggiovie moderne sempre operative: questo è ciò che caratterizza i rinomati comprensori sciistici in Svizzera. Tuttavia, il costo di tali comodità si riflette non solo sulle tasche degli sciatori, sempre più gravate da prezzi elevati per gli skipass, ma anche sull’ecosistema. La ricerca scientifica, sebbene ancora limitata, offre prove convincenti riguardo alle difficoltà che flora e fauna affrontano nelle aree montane, dove le stazioni sciistiche occupano circa lo 0.8% del territorio alpino. Il fragile ecosistema di alta quota, già sotto pressione a causa dell’innalzamento delle temperature, subisce un ulteriore stress a causa dell’impatto delle piste e degli impianti di risalita. Il Professore di Ecologia dell’Università di Milano, Mattia Brambilla, sottolinea che l’impatto varia a seconda delle specie e degli ambienti, affermando che i comprensori sciistici sono sempre associati a un’alterazione dell’ambiente circostante.
Sci e impatto sull’ecosistema
Per analizzare lo stato dell’ecosistema, molti ricercatori si concentrano sugli uccelli, considerati indicatori ecologici efficaci. Gli studi hanno evidenziato un deterioramento delle condizioni di vita per specie come i galli cedroni e i fagiani di monte, entrambe a rischio in Svizzera. Questi volatili, poco abili nel volo, spesso non percepiscono i cavi sospesi degli impianti di risalita, risultando vittime di incidenti fatali. Inoltre, la presenza di sciatori fuori pista incrementa il livello di stress e il carico di parassiti per queste specie. Mattia Brambilla commenta che alcune conseguenze non sono immediatamente evidenti e richiedono indagini specifiche per essere comprese appieno.
Altri uccelli, come il fringuello alpino, mostrano un quadro più complesso. Sebbene possano sfruttare i piloni delle seggiovie per nidificare, faticano a trovare cibo per i pulcini a causa dell’intensa attività umana. I corvidi, considerati “generalisti” per la loro capacità di adattamento, approfittano degli scarti alimentari lasciati dagli sciatori, ma questo porta a un aumento della loro popolazione, alterando l’equilibrio naturale della catena alimentare e mettendo a rischio specie più vulnerabili come la pernice bianca.
Effetti della neve artificiale
La produzione di neve artificiale rappresenta una delle alterazioni più evidenti causate dall’uomo nel contesto alpino. Sebbene essenziale per l’apertura delle piste durante il periodo natalizio, questa pratica comporta un alto consumo di energia elettrica e l’estrazione di acqua dalle risorse locali. Le ricerche condotte nel tempo hanno dimostrato che la neve artificiale, pur essendo composta da acqua, altera l’equilibrio del suolo e danneggia la biodiversità. Christian Rixen, ricercatore dell’Istituto per la neve e per le valanghe di Davos, spiega che la neve prodotta artificialmente aumenta lo spessore del manto nevoso, ritardando il suo scioglimento e influenzando negativamente la crescita delle piante. Solo le specie più resistenti riescono a prosperare, portando a una diminuzione della varietà vegetale nei terreni interessati. La perdita di biodiversità ha ripercussioni anche sugli insetti e sull’intero ecosistema.
Costruzione e manutenzione delle piste
La costruzione e la manutenzione delle piste da sci hanno un impatto significativo sull’ecosistema alpino. Per realizzare piste uniformi, gli strati superficiali del suolo, ricchi di nutrienti e semi, vengono rimossi, compromettendo la biodiversità. Christian Rixen sottolinea l’importanza di gestire con attenzione il suolo e le piante per preservare l’ecosistema. L’Istituto per la neve e per le valanghe si impegna a fornire linee guida per interventi edili, promuovendo pratiche che riducano al minimo i danni ambientali. Ogni due anni, un gruppo di lavoro premia i progetti che dimostrano attenzione verso la natura, riconoscendo gli sforzi positivi per migliorare la situazione ambientale.
A livello globale, la ricerca sull’impatto delle stazioni sciistiche sugli ecosistemi è ancora limitata. Mattia Brambilla esprime la speranza che gli sforzi per comprendere meglio queste dinamiche aumentino, poiché il raggiungimento di comprensori sciistici sostenibili è ancora un obiettivo lontano. In Svizzera italiana, il comprensorio di Airolo si impegna in pratiche ambientali, ma mancano misure specifiche per la salvaguardia dell’ecosistema. La mancanza di ricerca e proposte adeguate ostacola l’implementazione di soluzioni efficaci.
In alcune aree della Svizzera, Francia e Austria sono state adottate misure per proteggere la fauna avicola, come il divieto del fuori pista in zone specifiche. Solo attraverso una maggiore ricerca scientifica sarà possibile comprendere come intervenire in modo efficace. La chiave per rendere lo sci più sostenibile risiede nel dialogo e nella volontà di agire.