Salute e benessere

LA PELLICOLA DI SETA CHE RIDUCE GLI SPRECHI ALIMENTARI: ECCO DI COSA SI TRATTA

Più il tempo passa, maggiore diventa la popolazione umana su questo Pianeta. Questa è una sicurezza che abbiamo visti i tassi di crescita demografica degli ultimi anni. Ovviamente questi cambiano a seconda dei contesti e delle possibilità di vita più o meno agiati. Il discorso è che però per alcuni stati dove la natalità è in diminuzione, ce ne sono moltissimi in più in cui questa è in drastico aumento.


Un discorso del genere, tra le altre cose, implica una necessità maggiore di cibo per il sostentamento. Da qui un bisogno molto più significativo di campi coltivabili, alberi da frutta e capi di bestiame. Piccolo problema: è scientificamente provato che, con l’aumentare della produzione, finiscono per aumentare anche gli sprechi alimentari. Come risolvere un problema che rischia di inficiare sulla nostra specie non una ma due volte? 

Basta poco

Gli sprechi sono uno dei grandissimi problemi della nostra società. È realmente assurdo infatti che una piccola porzione di popolazione mondiale possa permettersi di buttare un quantitativo spropositato di alimenti. Pensare che altrettante persone, se non addirittura di più, hanno difficoltà a rimediare un paio di pasti giornalieri, fa assolutamente riflettere.

Qui entra in gioco l’intelligenza umana applicata alle nuove tecnologie. Un docente di ingegneria civile e ambientale presso il Mit di Boston , Benedetto Marelli, ha sfornato un’idea rivoluzionaria. Si chiama Cambridge Crops ed è una startup volta a ribaltare il mondo delle pellicole conservative per alimenti. Il materiale è un derivato della seta, ed i risultati sperimentali sono realmente incredibili. Vi basterà osservare le condizioni della banana nell’immagine legata a questo articolo e noterete le differenze con i vostri occhi.

La speranza è che questo materiale possa presto diventare indispensabile per il nostro Pianeta. Sarebbe un gesto realmente rispettoso verso il prossimo, oltre che verso la stessa Terra e dunque noi stessi.

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