Ambiente

FORTE RIDUZIONE DEL BUCO NELL’OZONO IN UN ANNO. ORA È GRANDE “SOLO” COME L’EUROPA

 


 

Secondo i dati appena forniti dalla NASA e dal NOAA (l’Ente sull’atmosfera e gli oceani degli Stati Uniti), il buco dell’ozono, che si era aperto negli ultimi decenni del secolo scorso si starebbe, anche se parzialmente richiudendo. Misurato sopra il Polo Sud, dove si forma alla fine dell’inverno australe quando si innescano le reazioni che distruggono la molecola di ozono che è formata da tre atomi di ossigeno, si è ridotto del 60% rispetto ad un anno fa.

 

Il fenomeno, gravido di pericoli per la salute dell’uomo e del pianeta, in quanto lo strato di ozono nella stratosfera ci protegge dai nocivi raggi ultravioletti di provenienza solare, sarebbe stato determinato, soprattutto, dalla dispersione nell’atmosfera dei gas contenenti fluoro, bromo e cloro (Cfc, Hfc e alogenati) utilizzati nei frigoriferi, negli estintori e come propellenti nelle bombolette spray. Questi gas sono stati messi al bando con il Protocollo di Montreal entrato in vigore nel 1989.

 

MAI COSÌ “PICCOLO”

 

Nei dettagli, nel 2019 il buco nell’ozono ha raggiunto la superficie minima di 9,3 milioni di chilometri quadrati mentre, l’anno scorso era di 22,9 milioni di kmq. L’estensione raggiunta tra il 7 settembre e il 13 ottobre di quest’anno è la più bassa dal 1983, quando fu registrata a 7,9 milioni di kmq. L’estensione massima che, quest’anno, è stata raggiunta l’8 settembre con 16,4 milioni di kmq, da allora si è ridotta progressivamente.

 

TROPPO CALDO NELL’ATMOSFERA

 

Per gli esperti, però, questa sarebbe è una buona notizia solo a metà, perché anche questo fenomeno “positivo” sarebbe un ulteriore segno del riscaldamento climatico: le temperature più alte ridurrebbero le reazioni fra ozono e i composti che lo distruggono, cioè cloro e bromo.

 

Infatti, secondo la NASA, nella fascia della stratosfera dove c’è l’ozono, sita a 19 chilometri sopra la superficie terrestre, le temperature a settembre erano 29 gradi più alte della media.

 

Infine, sempre secondo gli esperti, solo nel 2070 l’ozono sull’Antartide potrebbe ritornare al livello del 1980.

 

 

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