Ambiente

Artico, il mistero dei cerchi nel ghiaccio

Sorvolando i ghiacciaio dell’Artico per verificarne lo stato di salute la Nasa ha scoperto degli strani fori. Un mistero a cui gli scienziati dell’agenzia americana non sanno dare risposta. Ma ci sono già le prime ipotesi.

Una volta c’erano i cerchi nel grano, ora, invece, la Nasa ha scoperto che in Artico ci sono i cerchi nel ghiaccio. Una rivelazione che la Nasa ha fatto durante una delle sue esplorazione aeree fatte per controllare lo stato di salute della calotta glaciale artica. Perché ci sono questi cerchi? Un enigma che nemmeno gli scienziati della Nasa sono riusciti a risolvere e che hanno invece rivolto anche al mondo del web, pubblicandone la foto e chiedendo al popolo della rete una interpretazione.

Dei cerchi nel ghiacciaio artico che in realtà sono dei fori, scoperti durante l’operazione IceBridge della Nasa, missione aerea che prevede il monitoraggio delle due regione artiche. A notare i fori comparsi sulla calotta glaciale artica lo scienziato John Sonntag, dopo ore di volo per il monitoraggio dei ghiacciai il 14 aprile, sopra il Mare di Beaufort orientale, a circa 80km nord-ovest rispetto al delta del fiume Mackenzie, in Canada.

Il mistero rimane, ma alcuni aspetti sono però stati già chiarificati dagli scienziati della Nasa: lo spessore del ghiacciaio è molto sottile e giovane, motivo per cui si sposta da sinistra verso destra dando origina al fenomeno del rafting che provoca la sovrapposizione dei blocchi di ghiaccio. Tuttavia questo non spiega il motivo per cui si sono creati quei buchi. Le prima ipotesi azzardano che siano stati causati da animali come le foche, che creano un’apertura per respirare. Ma secondo Chris Shuman, glaciologo dell’Università del Maryland “questo accade solitamente in acque piuttosto basse, quindi ci sono tutte le possibilità che si tratti solo di ‘sorgenti calde’ o di acqua sotterranea proveniente dalle montagne dell’entroterra che rendono nota la loro presenza in questa particolare area. L’altra possibilità è che l’acqua più calda dalle correnti di Beaufort o de fiume Mackenzie abbiano trovato la loro strada verso la superficie proprio lì”.


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Photo Credit Pixabay

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