
L’Italia presenta un quadro preoccupante nel contesto degli studi di Fase I in oncologia, posizionandosi dietro a nazioni europee di riferimento. Questi studi rappresentano il primo passo nella ricerca di trattamenti innovativi e più efficaci contro il cancro. Tra il 2012 e il 2021, nel nostro Paese sono state condotte 500 sperimentazioni di questo tipo, mentre la Spagna ha registrato 960, la Francia 873, il Regno Unito 812 e la Germania 597. Questi dati sono stati resi noti durante la XXII Conferenza Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che si tiene oggi e domani, il 12 e 13 maggio 2025, a Torino, con la partecipazione di oltre 100 specialisti provenienti da tutta Italia.
La carenza di risorse e organizzazione
L’AIOM ha sottolineato la necessità di affrontare la mancanza di organizzazione e risorse, fattori che contribuiscono alla posizione sfavorevole dell’Italia nel contesto europeo. A tal proposito, è stato introdotto il network dei centri di Fase I, noto come POINts (Phase One Italian Network for transfer and share), istituito dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nel 2023. Questo network rappresenta un passo fondamentale per promuovere la comunicazione e l’interconnessione tra le strutture in grado di condurre questi trial, con l’obiettivo di aumentarne il numero. L’AIOM ha evidenziato come questa iniziativa possa migliorare la capacità di reclutamento dei pazienti, facilitare la condivisione di esperienze, offrire opportunità di formazione e promuovere le migliori pratiche e competenze nel settore. Giuseppe Curigliano, membro del Direttivo Nazionale dell’AIOM, ha evidenziato l’importanza di contrastare l’isolamento dei centri e di favorire un alto livello di interconnessione.
Il ruolo degli studi di Fase I nella ricerca oncologica
Francesco Perrone, Presidente Nazionale dell’AIOM, ha spiegato che gli studi di Fase I vengono avviati dopo che un trattamento ha dimostrato il proprio potenziale in laboratorio. Queste sperimentazioni coinvolgono generalmente un numero limitato di pazienti, spesso meno di 30. L’introduzione della medicina di precisione e dei trattamenti innovativi, come l’immunoterapia e le terapie a bersaglio molecolare, ha portato a un cambiamento significativo nel programma di sviluppo dei nuovi farmaci oncologici, influenzando la natura e gli obiettivi degli studi di Fase I. Oltre alla valutazione del profilo di sicurezza, si è affermata l’importanza di analizzare l’attività antitumorale, con la possibilità di osservare benefici clinici anche rilevanti.
Le prospettive future per i pazienti oncologici
Secondo le dichiarazioni di Perrone, gli studi di Fase I offrono ai pazienti oncologici l’opportunità di accedere precocemente a trattamenti efficaci, migliorando così la loro qualità di vita e le prospettive di sopravvivenza. Nel 2024, in Italia sono state stimate circa 390.100 nuove diagnosi di tumore. La metà dei cittadini che si ammalano oggi ha buone probabilità di guarire, grazie ai progressi della ricerca scientifica che hanno portato a tassi di sopravvivenza impensabili fino a pochi anni fa. È fondamentale, quindi, impegnarsi per incrementare il numero di trial di Fase I, attualmente ancora insufficienti rispetto a quelli condotti in altre nazioni europee.
Massimo Di Maio, presidente eletto dell’AIOM, ha aggiunto che le aziende sanitarie che ospitano centri sperimentali beneficiano di un miglioramento dell’assistenza e della crescita professionale del personale coinvolto. Inoltre, lo sviluppo di nuovi farmaci ha un impatto sociale significativo, contribuendo ad allungare la vita media dei cittadini.