Inquinamento

Plastitar: di cosa è composto il materiale che sta inquinando tutto il mare

Una nuova minaccia incombe sulle acque di tutto il mondo e si aggiunge ai rischi già presenti

Un team di ricercatori delle Isole Canarie avrebbero scoperto una nuova sostanza che ha preso a minacciare il mare; si chiama plastitar e si tratterebbe di un mix che starebbe già inquinando tutte le acque del mondo. Un materiale che rischia di riempire gli oceani di nuove sostanze tossiche e chimiche. 

Il plastitar è una miscela che ha tra le sue componenti anche le microplastiche; un materiale nocivo per gli oceani che si aggiunge ai piroplastici, ai plastiglomerati e a tutte le altre sostanze che hanno già largamente riempito il mare di tutto il mondo.

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Secondo i ricercatori che avrebbero scoperto e dato un nome a questo nuovo materiale inquinante, fino ad ora il plastitar non è stata considerata una minaccia; ma, ad oggi, risulta necessario lanciare un allarme importante. Questa sostanza, composta da agenti chimici e tossici, potrebbe risultare un ulteriore grave rischio per gli ambienti costieri.

Come si forma il plastitar nel mare

Si chiama plastitar un vocabolo che nasce dall’unione delle parole plastic e tar, rispettivamente ‘plastica‘ e ‘catrame‘ in inglese; ad oggi le principali fonti inquinanti degli oceani di tutto il mondo. La scoperta di questa nuova minaccia, non tenuta in considerazione fino a questo momento, è arrivata durante una perlustrazione da parte di un team di ricercatori delle Isole Canarie. Sullo sfondo delle acque de la Playa Grande, gli studiosi hanno individuato grumi di catrame indurito, coperti da minuscoli frammenti di plastica. Di conseguenza, come ha tenuto a precisar anche Hernández Borges, professore associato di chimica analitica all’Università di La Laguna a Tenerife (che ha coniato il termine plastitar) l’inquinamento in mare, oggi, non si limita più alla sola bottiglia di plastica abbandonata. Il plastitar è stato presentato in un studio pubblicato su Science of The Total Environment.

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La sostanza è descritta come “minaccia non valutata“; essa si aggiunge alla già lunga e desolante lista di materiali che stanno inquinando il mare di tutto il mondo. Secondo quanto rivela lo studio, inoltre, la formazione del plastitar è semplice. Esso si forma dalle fuoriuscite di petrolio che evaporano nell’oceano; queste si riversano a riva come piccole palline di catrame che si aggrappano alle rocce sulle coste. Quando le onde trasportano i detriti del mare sui litorali, questi si attaccano a queste ‘palle’ di catrame che si comportano come se si trattasse di plastilina. Insomma, dai residui della pesca, alle buste di plastica, al nylon tutto si fonde con il catrame e forma il plastitar. Come tengono infine a precisa i ricercatori, benché sia necessario fare ulteriori accertamenti, l’impatto del plastitar sull’ambiente non sembra essere positivo. La combinazione di idrocarburi e microplastiche (tossici) potrebbe essere una minaccia mortale per alghe e altri componenti degli ecosistemi marini.

catrame

Francesca Perrone

Cultura, Ambiente & Pets Messinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura. Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.
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