
L’alimento più contaminato da PFAS: un cereale per la colazione irlandese(www.biopianeta.it)
In un recente studio, Italia compresa, é stato evidenziato come non sia soltanto l’acqua potabile a essere contaminata.
Lo studio europeo ha analizzato 66 prodotti alimentari, individuando nel cereale per la colazione acquistato in Irlanda il livello massimo di TFA: 360 microgrammi per chilogrammo (µg/kg), il valore più alto riscontrato tra i campioni esaminati. Seguono un pane integrale belga con 340 µg/kg, una farina di frumento tedesca con 310 µg/kg e una baguette francese con 210 µg/kg. Questi dati sottolineano una contaminazione significativa soprattutto nei prodotti a base di grano, che hanno mostrato una concentrazione media di TFA pari a 92,3 µg/kg, circa 7,6 volte superiore rispetto ai prodotti non a base di grano.
Il TFA è stato riscontrato nell’81,8% dei campioni raccolti, con una concentrazione media di 78,9 µg/kg, valore che supera di 107 volte la concentrazione media rilevata nell’acqua potabile. Questo dato allarma per la gravità della contaminazione alimentare, che si aggiunge a quella idrica, evidenziando come la presenza di PFAS non sia limitata solo all’acqua.
Pericoli e caratteristiche dell’acido trifluoroacetico
L’acido trifluoroacetico è una sostanza classificata dall’Unione Europea come tossica per la riproduzione (categoria 1B), secondo la proposta della Germania pubblicata dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA). La sua persistenza ambientale è elevatissima e la sua idrosolubilità gli permette di accumularsi in acqua e suolo, entrando nella catena alimentare attraverso le piante senza subire degradazione. Studi scientifici hanno collegato l’esposizione al TFA a effetti negativi su diversi sistemi biologici, tra cui la riproduzione, lo sviluppo fetale, la funzione tiroidea, il fegato, il sistema immunitario e la qualità dello sperma.
Angeliki Lysimachou, responsabile della scienza e delle politiche di PAN Europe, sottolinea l’urgenza di vietare i pesticidi PFAS che rilasciano TFA nell’ambiente, affinché non si continui ad alimentare la contaminazione irreversibile di suolo e acque.

Nel nostro Paese, un campione di pasta analizzato ha evidenziato una concentrazione di TFA pari a 26 µg/kg, valore inferiore rispetto ai picchi europei, ma comunque superiore al limite di sicurezza adottato nello studio (10 µg/kg). Poiché l’UE non ha ancora stabilito limiti specifici per il TFA negli alimenti, i ricercatori hanno utilizzato questa soglia di riferimento per valutare la contaminazione: tutti i 54 campioni contenenti TFA superano tale soglia, indicando un rischio sanitario diffuso.
Le stime di esposizione indicano un rischio particolarmente elevato per i bambini, con un’esposizione giornaliera stimata di 3,32 µg/kg di peso corporeo per i bambini tra i 3 e i 9 anni, pari al 184,3% dell’Assunzione Giornaliera Accettabile (ADI) proposta da PAN Europe. Questa situazione preoccupa le associazioni ambientaliste e sanitarie che chiedono:
- Il divieto immediato dei pesticidi PFAS in agricoltura
- L’adozione di un valore limite di sicurezza per il TFA da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA)
- Il monitoraggio sistematico del TFA nei prodotti alimentari
Salomé Roynel, responsabile politico di PAN Europe, afferma: «Tutte le persone sono esposte ai TFA attraverso molteplici vie, inclusi cibo e acqua potabile. I nostri risultati evidenziano l’impellente necessità di fermare l’ulteriore contaminazione della catena alimentare vietando i pesticidi PFAS».
Contaminazione e normative europee: un quadro complesso
L’ECHA ha recentemente proposto una classificazione più restrittiva per il TFA, definendolo anche come sostanza persistente, mobile e tossica (PMT), nonché molto persistente e molto mobile (vPvM). Ciò implica che il TFA rappresenta un grave rischio ambientale, poiché si accumula nel terreno e nelle acque sotterranee in modo praticamente irreversibile.
Nel frattempo, l’Unione Europea ha adottato misure importanti per contrastare la contaminazione da pesticidi pericolosi. Ad esempio, a fine 2024 il Parlamento Europeo ha votato a larga maggioranza per bloccare l’importazione di prodotti agroalimentari e mangimi provenienti da Paesi extra UE che contengono residui di pesticidi vietati nell’Unione. Questa decisione mira a tutelare la salute dei consumatori europei e a garantire una concorrenza leale per gli agricoltori comunitari.
Il divieto riguarda insetticidi, erbicidi e fungicidi tossici, la cui presenza era stata segnalata in frutta tropicale come ananas, mango e avocado provenienti da Sud America, ma anche in uva da tavola importata da Egitto, Turchia, Marocco e altri Paesi. La contaminazione da pesticidi vietati in Europa ma utilizzati altrove rappresenta un rischio sanitario non trascurabile e un problema di sicurezza alimentare.



