
Dentro la bottiglia di plastica cambia la materia, non la funzione-biopianeta
Non si vede subito, ma inciderà su ambiente, industria e abitudini quotidiane: ecco cosa sta cambiando davvero nelle bottiglie che usiamo ogni giorno.
Ci siamo accorti tutti recentemente delle nuove bottiglie di plastica introdotte nel mercato, con il tappo che rimane ben saldo alla base anche da aperto. Il motivo è intuibile, ma non è solo questa la “metamorfosi” di un oggetto tanto comune quanto deleterio per l’ambiente e si, anche per la nostra salute. Le bottiglie di plastica fanno ormai parte della nostra quotidianità. Le maneggiamo distrattamente, le acquistiamo senza pensarci troppo e spesso diamo per scontato la loro esistenza e non pensiamo più di tanto al loro impatto ambientale.
E’ in arrivo una novità infatti, che non riguarda il design o la funzionalità immediata, bensì la “materia” stessa di cui sono fatte. Un passaggio tecnico, ma con ricadute concrete sul consumo di risorse, sul riciclo e sulla sostenibilità dell’intero sistema degli imballaggi.
Le nuove bottiglie di plastica
A partire dal 2025, le bottiglie realizzate in PET dovranno contenere una quota minima di plastica riciclata. In termini semplici, una parte del materiale non sarà più ottenuta da materie prime vergini, ma da plastica già utilizzata e recuperata attraverso i sistemi di raccolta e riciclo: un modo per ridurre la dipendenza da risorse fossili e dare nuovo valore ai rifiuti, trasformandoli in materia prima seconda.

Questa percentuale rappresenta solo un primo passo. Nei prossimi anni, la quantità di plastica riciclata sarà progressivamente aumentata, coinvolgendo l’intera filiera produttiva: dalla selezione dei materiali fino ai processi industriali necessari per garantire standard elevati di qualità e sicurezza. Per le aziende del settore si tratta di una sfida importante, che richiede investimenti tecnologici e un’attenta revisione dei metodi di produzione.
Dal punto di vista del consumatore, le differenze saranno minime. Le bottiglie potrebbero presentare lievi variazioni di colore o trasparenza, senza però compromettere resistenza, igiene o conservazione delle bevande. In altre parole, la funzione del contenitore resta la stessa, mentre cambia il suo “peso” ambientale.
L’introduzione di plastica riciclata contribuisce anche a ridurre la dispersione di microplastiche, uno dei problemi più complessi legati all’inquinamento. Utilizzare materiali già esistenti, trattati e controllati, significa limitare la produzione di nuova plastica e, di conseguenza, la frammentazione che avviene nel tempo nell’ambiente naturale.
In Italia, questo cambiamento si inserisce in un percorso più ampio verso l’economia circolare, un modello che punta a ridurre gli sprechi e a mantenere i materiali in uso il più a lungo possibile. Le bottiglie diventano così un esempio concreto di come le scelte normative e industriali possano incidere sulla sostenibilità senza stravolgere le abitudini quotidiane.



