
Per un albero di Natale bio - (biopianeta.it)
Dati e studi aggiornati analizzano l’impatto ambientale degli alberi di Natale naturali e artificiali. Cosa scegliere?
L’albero di Natale, simbolo imprescindibile delle festività, si presenta ogni anno nelle case italiane e nei luoghi pubblici, generando un mercato che coinvolge milioni di euro tra addobbi, lucine e decorazioni.
Ma al di là del valore tradizionale e decorativo, si apre un dibattito sempre più acceso sulla sostenibilità ambientale: conviene scegliere un albero naturale o uno artificiale? Nuovi studi e dati aggiornati ci aiutano a comprendere meglio l’impatto di entrambe le opzioni.
L’impatto ambientale tra albero naturale e artificiale
Gli alberi di Natale naturali più diffusi sono l’abete caucasico e l’abete rosso, coltivati in vivai appositamente dedicati, soprattutto in regioni italiane come Toscana e Veneto. Secondo i dati di Coldiretti, circa 3,6 milioni di famiglie in Italia scelgono ogni anno un albero vero, che però si è ridotto in dimensioni nel tempo, attestandosi attorno al metro e mezzo per una questione di praticità e spazi abitativi.

Un albero naturale, come spiega Vincent Houis, ingegnere e esperto dell’Associazione francese degli alberi di Natale naturali, impiega mediamente 10 anni per crescere, assorbendo anidride carbonica durante la fotosintesi e conservandola anche una volta abbattuto, a meno che non venga bruciato. Questo processo naturale permette all’abete di agire come un filtro di CO2 nell’ambiente.
Dall’altra parte, l’albero artificiale, prevalentemente prodotto in Cina con materiali plastici come il PVC, ha un impatto ambientale significativamente più alto. Studi del 2009 condotti dalla società canadese Ellipsos e confermati da analisi successive indicano che un albero artificiale genera fino a 48,3 kg di CO2 equivalente nell’intero ciclo produttivo e logistico, a fronte dei soli 3,1 kg di un albero naturale coltivato entro un raggio di 150 km. Tuttavia, il vantaggio dell’albero artificiale è la possibilità di essere riutilizzato per più anni. L’Agenzia per la Transizione Ecologica francese (ADEME) sottolinea che per compensare il maggior impatto ambientale, un albero artificiale dovrebbe essere conservato per almeno 15-20 anni, un arco temporale spesso difficilmente raggiungibile per molti consumatori.
In Italia la filiera dell’albero naturale è ben radicata e contribuisce anche alla tutela del territorio montano e collinare. Come evidenziato da Coldiretti, circa il 90% degli abeti natalizi proviene da coltivazioni vivaistiche, mentre il restante 10% deriva da pratiche forestali sostenibili come diradamenti e potature, fondamentali per la salute dei boschi e la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Inoltre, gli alberi naturali possono essere smaltiti correttamente tramite compostaggio presso isole ecologiche o punti di raccolta dedicati, contribuendo alla circolarità dei materiali. La ripiantumazione diretta in natura non è invece consigliata per evitare l’introduzione di specie alloctone.



