Salute e benessere

Olio, quale per friggere e quale per condire. Tutti sbagliano: “Danni importanti alla salute”

L’olio serve a friggere e a condire: come distinguere quale usare e quali danni possono essere evitati con questo semplice accorgimento?


I tipi di olio sono diversi e in base alle loro caratteristiche alcuni sono più adatti esclusivamente per condire i piatti e altri si prestano bene invece per le fritture. Quelli più comuni e in uso sono certamente l’olio d’oliva, quelli di semi, misti o di mais, di arachide, di girasole. Ci sono poi quelli di cocco e di riso, che sono adoperati a crudo per specifiche pietanze.

Il condimento ovviamente può avvenire con ognuno di questi oli anche se il migliore, quello consigliato e utilizzato maggiormente per una migliore resa quanto al gusto è certamente l’olio d’oliva. Per condire a crudo si sceglie prevalentemente l’olio d’oliva, tanto più se extravergine, più delicato e raffinato. Il carattere più corposo rispetto agli oli di semi e l’aroma più intenso lo rende più indicato per i condimenti che per la frittura.

Per friggere infatti si preferiscono gli oli di semi, in prevalenza quello di arachidi, dal sapore più pieno e tondo, ma sempre abbastanza leggero e delicato al palato e nel retrogusto che lascia ai cibi fritti. Ci sono però varie cose da sapere sugli oli e su come, se usati male, possono influire negativamente sulla salute.

Il consumo di olio: quale usare per condimenti e fritture e l’errore da evitare

Gli oli fanno parte della categoria dei grassi insaturi. Tra tutti l’olio di oliva è quello più ricco di monoinsaturi, in una percentuale decisamente molto più alta rispetto ad altri oli con più grassi polinsaturi. Tra gli oli di semi, quello con una percentuale minore è quello di arachide.

Attenzione all'olio e come si usa
Tutto quello che devi sapere sull’olio per cucinare – Biopianeta.it

Il processo di frittura sprigiona perossidi e radicali liberi che sono dannosi per la salute. Dall’appesantimento e irritazione dell’apparato gastico all’ossidazione cellulare, si pensa che gli oli in frittura possano rivelarsi perfino cancerogeni.

Il rischio c’è se il consumo di cibi fritti è frequente e prolungato nel tempo. Può generare anche insulino-resistenza, insorgenza del diabete, problemi cardiovascolari, iper-colesterolemia, steatosi epatica e certamente favorisce l’obesità.

Inoltre il riutilizzo dell’olio fritto è un errore che non si deve mai compiere. Aumenta il pericolo ed è estremamente dannoso proprio perché va ad incrementare la quantità di perossidi e radicali liberi e le proprietà benefiche dell’olio sono completamente annullate. Non solo quindi non si deve riutilizzare l’olio usato per friggere, ma è bene stare alla larga anche dai cibi prefritti e poi surgelati.

Secondo i nutrizionisti, per non incorrere in problemi una persona sana dovrebbe mangiare alimenti fritti non più di 2 volte al mese. La temperatura ottimale per la frittura, non solo per una buona resa della consistenza e del sapore dei cibi, ma anche per la salute è attorno a 160° e 180° che è opportuno misurare con un termometro da cucina. È molto importante poi scolare bene prima di addentare.

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