Inquinamento

Shein e Temu, la loro produzione distrugge l’ambiente: i nuovi dati sono raccapriccianti

Prima di procedere con il prossimo acquisto su queste app, è importante considerare l’impatto che queste semplici azioni hanno sull’ambiente.


Negli ultimi anni, Shein e Temu hanno conquistato una vasta utenza grazie alla loro capacità di offrire moda a prezzi accessibili, diventando leader indiscussi del settore dello shopping virtuale. Questa popolarità non è però esente da critiche.

temu distrugge l'ambiente

L’impatto ambientale dell’attività di app come Temu o Shein è molto più preoccupante di quanto si pensi (Foto Instagram Temu) – biopianeta.itSi tratta di grosse piattaforme gestite da aziende cinesi, hanno infatti delle politiche di privacy e trattamento dei dati poco trasparenti. Oltre a questo, recentemente è emerso un altro dettaglio decisamente preoccupante relativo alla loro attività.

Fino a oggi, la preoccupazione principale legata a queste app è stata quella relativa alle misure adottate per proteggere le informazioni personali. Accanto alle questioni di privacy emerge ora un’altra problematica, che potrebbe indurre gli utenti a valutare con maggiore attenzione l’uso di queste piattaforme. C’è infatti un aspetto ancor più cruciale e allarmante legato all’impatto che queste compagnie hanno sull’ambiente.

Il vero prezzo della convenienza di Shein e Temu

Dietro ai prezzi incredibilmente vantaggiosi dei capi d’abbigliamento su Shein e Temu si nasconde infatti una verità decisamente poco piacevole da scoprire: l’alto costo ecologico della produzione di moda a basso costo. L’industria del fast fashion, di cui queste compagnie sono tra i principali rappresentanti, è una delle principali responsabili dell’incremento del consumo globale di petrolio.

temu e shein hanno un grave impatto ambientale
Temu e Shein basano la loro attività sull’industria del fast fashion, una delle più inquinanti al mondo – biopianeta.it

Non sorprende che molte delle fabbriche che producono materiali venduti su Temu e Shein si trovino in Cina, paese in cui il settore chimico, fondamentale per il tessile, produce gran parte dei suoi pericolosi rifiuti.

Il poliestere, fibra sintetica derivata dal petrolio e ampiamente utilizzata nei capi di Shein e Temu, è un agente chiave nell’inquinamento da microplastiche. Questo materiale contribuisce in modo significativo alla contaminazione degli ecosistemi naturali. Sorprendentemente, il settore della moda è indicato come causa del 10% delle emissioni di CO2 a livello mondiale, un dato che supera addirittura l’impatto combinato dei settori di trasporto aereo e marittimo.

Negli ultimi anni, la domanda esponenziale di prodotti online  ha spinto alcune compagnie cinesi a investire in impianti chimici per aumentare la produzione di etilene, essenziale per creare tessuti sintetici. Questa mossa ha ulteriormente incrementato il consumo di petrolio, aggravando i problemi legati ai cambiamenti climatici e all’inquinamento dell’aria.

Le brutte notizie, purtroppo, non finiscono qui: l’industria del fast fashion contribuisce infatti anche alla nascita di discariche in luoghi remoti del mondo. In queste zone, enormi quantità di vestiti non venduti vengono abbandonati, causando danni ambientali a lungo termine. Questo fenomeno pone seri problemi ecologici ma soprattutto minaccia il benessere delle comunità locali.

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