Ambiente

Pagare gli allevatori per sostituire le mucche con gli alberi: la nuova proposta per salvare il pianeta

La necessità di agire in modo deciso contro il riscaldamento globale e la perdita di biodiversità non è mai stata così pressante.


Nell’ultimo decennio, il dibattito su come affrontare il riscaldamento globale ha assunto proporzioni sempre più ampie, coinvolgendo scienziati, politici e cittadini di ogni angolo del pianeta. Tra le diverse strategie proposte per affrontare il problema, la maggior parte mirano a rivoluzionare i settori con maggior impatto ambientale, come l’agricoltura e l’allevamento. Il cammino verso soluzioni sostenibili è però disseminato di sfide.

Una delle soluzioni più interessanti recentemente proposte riguarda un settore tradizionalmente considerato  tra i più inquinanti: l’allevamento di bestiame. L’idea di modificare questa pratica secolare potrebbe sembrare ardua, ma gli esperti sostengono che potrebbe essere uno dei metodi più efficaci ed efficienti per ristabilire l’equilibrio del nostro ecosistema. L’industria della carne gioca infatti un ruolo chiave nelle emissioni di gas serra e nella perdita di habitat naturali, molto più di quanto facciano attività come il trasporto pubblico o l’industria tecnologica.

Sostituire il bestiame con gli alberi: una proposta che sta già scatenando dibattiti e polemiche

La proposta emergente dal dibattito globale è tanto semplice quanto rivoluzionaria: retribuire gli allevatori per coltivare alberi invece che allevare bestiame. Questa semplice strategia punta a ridurre la popolazione di bovini, che attualmente supera di gran lunga il numero di umani e di molti altri animali terrestri, e a ripristinare gli ecosistemi nativi che un tempo prosperavano su questi vasti terreni.

sostituire il bestiame con gli alberi
Un cambio di rotta nell’uso del suolo: meno bestiame, più alberi, maggiore biodiversità – biopianeta.it

Con oltre un terzo della superficie terrestre dedicata all’allevamento del bestiame, la riconversione in spazi per la riforestazione potrebbe avere il duplice effetto di frenare il riscaldamento globale e invertire il preoccupante declino della biodiversità. La ricerca scientifica sostiene che un’eliminazione graduale dell’allevamento di animali nei prossimi 15 anni potrebbe compensare un’enorme quantità di emissioni di anidride carbonica.

Il meccanismo dietro a questa proposta si basa sulla capacità degli alberi di assorbire CO2 dall’atmosfera attraverso la fotosintesi, un processo naturale ed estremamente efficace. Inoltre, la riduzione della popolazione bovina avrebbe l’effetto immediato di diminuire le emissioni di metano e ossido di azoto, gas serra significativamente più potenti dell’anidride carbonica.

La questione economica gioca però un ruolo fondamentale in questa transizione. Attualmente, l’allevamento di bestiame non è particolarmente redditizio, con una grande percentuale di allevatori che operano in perdita, nonostante i sussidi governativi. Reindirizzare gli incentivi economici verso la riforestazione e la gestione sostenibile delle terre, potrebbe addirittura aumentare il reddito degli ex allevatori e soprattutto stimolare le economie rurali, creando nuove opportunità di lavoro e promuovendo pratiche agricole più rispettose dell’ambiente.

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