Salute e benessere

Alzheimer: gli scienziati hanno scoperto come prevederlo 15 anni prima, ora sono le donne a rischiare di più

Gli scienziati sono riusciti a capire come prevedere l’insorgere della temibile malattia di Alzheimer: potrebbe essere prevista 15 anni prima.

Una delle malattie più temibili al mondo è senza dubbio l’Alzheimer, poiché comporta l’arrivo della demenza degenerativa, che progressivamente diventa una forma invalidante. Purtroppo, in Italia ci sono circa 1 milione di pazienti afflitti dalla demenza, di cui 600.000 da Alzheimer. Ovviamente, uno dei primi sintomi che fa scattare l’allarme è la difficoltà nel ricordare gli episodi recenti. Dopodiché, col passare del tempo possono comparire altri sintomi, come ad esempio il disorientamento, il cambiamento di umore, la depressione ecc.

Tuttavia, la causa che scatena questa malattia è ancora incerta, anche se alcuni studi hanno rivelato che potrebbero essere coinvolti alcuni geni specifici. Altri fattori scatenanti potrebbero essere i traumi, la depressione o l’ipertensione. Recentemente, alcuni scienziati hanno scoperto il modo per poter prevedere la malattia addirittura 15 anni prima.

Come prevedere l’insorgere dell’Alzheimer

Secondo gli scienziati, la chiave per prevedere l’arrivo della temibile malattia si trova nel cervello, in particolar modo nei cambiamenti che avvengono al suo interno. Inoltre, il grasso nascosto nell’addome e tra gli organi interni potrebbe influire sull’arrivo dell’Alzheimer. Questi nuovi studi verranno discussi durante l’attesissimo evento annuale della Radiological Society of North America (Rsna), che sarà organizzato a Chicago. Pertanto, numerosi esperti si confronteranno e condivideranno le proprie ricerche, con l’obiettivo di capire i segreti di questa malattia. In modo particolare, gli scienziati hanno scoperto una correlazione tra il grasso addominale e i cambiamenti nel cervello.

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Prevedere l’Alzheimer, come farlo: la scoperta – biopianeta.it

In altre parole, 15 anni prima della manifestazione dei primi sintomi avvengono dei cambiamenti nel cervello, che quali sarebbero correlati al grasso addominale. Inoltre, in base ai recenti risultati una donna su 5 e un uomo su 10 potrebbero sviluppare l’Alzheimer nella loro vita, perciò occorre identificare gli impercettibili segnali dell’insorgere della malattia.

Per riuscirci i ricercatori si sono concentrati sui risultati delle risonanze magnetiche, poiché si ritiene che ci sia una proteina che danneggi la comunicazione tra le cellule cerebrali. In più, hanno studiato l’indice di massa corporea, l’obesità e il grasso addominale. Successivamente, hanno unito i due studi per identificare le correlazioni tra il grasso e i cambiamenti nel cervello.

Per effettuare questa ricerca gli scienziati hanno analizzato i dati ottenuti da 54 individui, che hanno un’età che varia tra i 40 e i 60 anni. Questi ultimi si sono sottoposti a misurazioni del glucosio e dell’insulina e a risonanze magnetiche addominali e cerebrali. Per la precisione, la risonanza magnetica cerebrale ha determinato lo spessore corticale delle regioni del cervello colpite dall’Alzheimer. In conclusione, gli scienziati hanno capito che il grasso addominale provoca un cambiamento nel cervello, in particolar modo nella zona in cui la malattia colpisce maggiormente.

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