Curiosità

Rotte degli uccelli e cambiamenti climatici: lo studio spiega la correlazione

La realtà che si viene a creare in seguito ai cambiamenti climatici non può che essere esplicativa delle modifiche che questi comportano alla vita di ogni essere. Sarebbe del tutto strano il contrario. Gli organismi, una volta riscontrate delle modifiche costanti rispetto all’ambiente che li circonda, si evolvono e cambiano le proprie abitudini in funzione di ciò. Pensiamo ad esempio agli uccelli e alle rotte delle loro migrazioni. Il clima in molte zone del mondo sta cambiando radicalmente e gli stormi si stanno adattando a questo tipo di logiche.


Secondo uno studio svolto dall’Università di Helsinki e pubblicato sul Journal of Animal Ecology i cosiddetti uccelli svernanti (quelli che migrano durante la stagione invernale) stanno puntando sempre più a nord. La stagione più fredda è sempre più corta ed inevitabilmente l’habitat che questi animali ricercano è differente rispetto a quelle che sono le abitudini. Aleksi Lehikoinen, coordinatore della ricerca, non sembra avere alcun dubbio. Ha infatti affermato: “ll cambiamento climatico sta rimodellando le comunità di uccelli in modo che l’abbondanza di specie meridionali aumenti. Nel contempo, l’abbondanza di specie settentrionali diminuisce”.

Alla ricerca di nuovi lidi

Da prendere in analisi non è solo la variabile “luoghi”, ma anche quella che concerne la velocità di queste migrazioni. Se infatti anche le specie nidificanti si trovano ad affrontare il periodo riproduttivo in un ambiente non esattamente consono, sono in grado di sopportare questa difficoltà rimanendo comunque stanziati.

Ciò comporta una sovrabbondanza di specie, un accavallamento di uccelli che non sarebbe affatto previsto dagli equilibri naturali. Un esempio specifico lo riporta lo stesso Aleksi Lehikoinen: “In Finlandia le comunità di uccelli svernanti sono cambiate a causa del rapido aumento delle temperature e dell’abbondanza di specie meridionali, come per esempio certe anatre, il merlo e il cardellino. E siccome gli inverni diventano più caldi più velocemente delle estati, le nostre comunità di uccelli invernali continueranno a cambiare rapidamente anche in futuro”.

 

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