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RICICLO RIFIUTI TESSILI: PRATO CAPITALE ITALIANA ANCHE DELLA LOTTA ALLO SPRECO

Nel mondo di oggi viviamo moltissime contesti in cui le logiche consumistiche non hanno fatto altro che aggravare situazioni già precarie. Quella che era stata pensata come una chiave per soddisfare le richieste sempre maggiori della popolazione, ha finito per ritorcersi contro le stesse persone che ne dovrebbero usufruire.


Si tratta di un concetto economico, ma nonostante ciò facilmente comprensibile da chiunque. Quando l’offerta supera la domanda, si va incontro ad un’esagerazione di prodotti forniti che difficilmente riuscirà ad essere collocata in maniera funzionale. Questo non solo comporta degli sprechi di lavoro fisico e umano, ma anche e soprattutto di materia prima. Diventa dunque più che fondamentale pensare a logiche di riciclo.

Cambiamento in vista?

Negli anni, il ruolo di Prato nell’economia nostrana è divenuto sempre più fondamentale. Nell’interland della città toscana infatti sono situate la gran parte delle aziende tessili del nostro paese. La lana, ma anche il cotone ed altri tessutiparenti” sono certamente il più grande vanto della zona.

Come detto però nel mondo odierno, gli sprechi sono più che deleteri, ed è necessario agire affinché questi siano ridotti al minimo. Se poi aggiungiamo lo spreco di combustibili fossili che avviene per l’eliminazione di tessuti che potrebbero essere riciclati, la situazione si aggrava ancora di più. Un rapporto della Ellen MacArthur Foundation stima che entro il 2050 l’industria della moda consumerà un quarto del bilancio globale dei suddetti.

Su un totale di 100 milioni di tonnellate di tessili prodotti all’anno nel mondo, appena l’1 per cento viene riciclato: 980mila tonnellate. Il 15 per cento di queste si ricicla a Prato: 143mila tonnellate nel 2018.

Ecco perché la “capitale italianadell’industria tessile si sta evolvendo in maniera da migliorare questi numeri e non contribuire all’aggravarsi di una situazione piuttosto precaria.

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