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Il bisonte torna a casa: il buffalo ripopola il Montana

Il bisonte, quello autentico, il mitico buffalo, sta tornando negli Stati Uniti. Grazie a un trattato firmato nel 2014 da alcune tribù di nativi americani – tra le quali quelle dei Piedi Neri, dei Sioux e degli Assiniboine – 89 bisonti discendenti da una mandria salvata quasi 140 anni fa dallo sterminio perpetrato ai danni di questi enormi abitanti delle praterie faranno presto ritorno “a casa” dal Canada, entrando a far parte della Riserva della tribù dei Piedi Neri, nel Montana.

 

La storia del bisonte: dal dominio delle praterie al rischio estinzione

Un animale entrato nella storia, il bisonte, per secoli dominatore assoluto delle praterie del Nord America: fino a metà del XIX secolo, infatti, viveva libero e selvaggio in una distesa enorme che andava dal Mississipi alle Montagne Rocciose, dal New Mexico al Canada. Le mandrie di bisonti erano davvero enormi se pensiamo che potevano raggiungere una lunghezza di 60 chilometri e una larghezza di 40. Secondo alcuni esploratori dei primi anni dell’800, vi erano mandrie così popolose che impiegavano addirittura tre giorni per attraversare completamente alcune zone delle praterie. Si calcola che la popolazione dei bisonti abbia raggiunto cifre altissime, vicine ai 60 milioni di esemplari. Con la metà del 1800, precisamente nel periodo che va dal 1870 al 1880, il bisonte venne sterminato a causa di una caccia sconsiderata, spesso portata avanti anche per motivi politici: l’obiettivo infatti era quello di eliminare la principale fonte di sostentamento per i pellerossa. La specie ha rischiato seriamente l’estinzione. Fortunatamente il governo americano è intervenuto in tempo salvando questa specie animale, grazie anche alle tante associazioni che sin dall’inizio del XX secolo si sono prodigate per evitarne l’estinzione.

Nel mese di aprile, proprio in linea con questa tendenza alla salvaguardia della specie, o meglio, con l’obiettivo di un ripopolamento importante delle praterie, la mandria di purissimi bisonti americani verrà trasportata dall’Alberta’s Elk Island National Park (Canada) alla riserva dei Piedi Neri in Montana e potrà tornare a correre selvaggia in una distesa di circa 4mila metri quadrati, nelle vicinanze del Glacier National Park, all’interno del territorio selvaggio del Badger-Two Medecine Area. “Per migliaia di anni – ha affermato il presidente della tribù dei Piedi Neri Harry Barnes – i Piedi Neri hanno vissuto insieme al buffalo (così è anche chiamato il bisonte del Nordamerica, ndr). Il buffalo era la nostra principale fonte di sostentamento, assicurava cibo, indumenti, riparo. Era parte della nostra vita spirituale. Per questo noi desideriamo il ritorno di questo animale” (http://www.theguardian.com/environment/2016/mar/28/bison-to-return-to-montana-after-140-years-in-the-canadian-wilderness?CMP=share_btn_link).

 

Alla ricerca della specie più pura

Attualmente, sebbene siano presenti in Nord America circa 40mila bisonti, pochi di questi sono puri: la maggior parte è infatti stata ibridata con altre tipologie di bestiame per unire alla maggiore docilità la resistenza del bisonte. Gli animali non vivono in libertà e sono utilizzati principalmente per fini commerciali come l’allevamento. La stessa riserva dei Piedi Neri ha sin dal 1972 una mandria di bisonti a fini commerciali che oggi raggiunge il numero di 400 individui. La novità e l’importanza di questo viaggio di ritorno per gli 89 bisonti sta proprio nel desiderio di riportare a casa una specie che di queste zone era la vera protagonista, assicurandone la purezza. Il patrimonio genetico di questa mandria “in viaggio verso casa” è certificato da esperti che la fanno derivare da alcuni esemplari catturati 140 anni fa nei territori degli indiani Piedi Neri nel sud del Montana

e poi trasportati in Canada. Vennero poi venduti a due uomini, Charles Allard and Michel Pablo, che fondarono la famosa mandria conosciuta con il nome di Pablo-Allard. Nei primi anni del Novecento questa mandria era ampiamente riconosciuta come la più numerosa esistente in tutto il territorio americano. Dopo che il governo americano ebbe ufficialmente rifiutato l’offerta di riacquistare nuovamente i suoi bisonti, molti di essi vennero comprati dal governo canadese che trasportò gli animali in treno verso l’Alberta’s Elk Island National Park, dove sono rimasti sino ad ora. In fondo, come ha giustamente sottolineato Ervin Carlson, uno dei membri della tribù dei Piedi Neri e presidente dell’Intertribal Buffalo Council: “I bisonti hanno fatto un lungo viaggio in circolo, ma ora sono di ritorno alla loro casa”.

 

Governo e associazioni con un unico obiettivo: il ripopolamento delle praterie

Il ricollocamento degli 89 bisonti nella riserva del Montana è solo una delle azioni che da anni ormai vede il governo americano impegnato a ripopolare le sue immense praterie, aiutato da alcune importanti associazioni. Tra queste citiamo la American Prairie Reserve: la sua ambiziosa missione è quella di creare proprio nel Montana un enorme parco protetto per reintrodurre, in una riserva di ben tre milioni di acri, il maggior numero di bisonti selvaggi. “In una fredda e piovosa notte – si legge nel sito della associazione –, poco dopo la mezzanotte del 20 ottobre 2005, i primi 16 bisonti rimisero piede in una prateria del Montana dopo un’assenza di circa 120 anni. Il personale dell’associazione e quello del Wwf è rimasto assorto a guardare come il bisonte ha subito cominciato a pascolare ambientandosi immediatamente nel nuovo habitat. Molti di questi esemplari erano femmine gravide” (http://www.americanprairie.org/projectprogress/bison-restoration/). E così, dopo tanta attesa, la American Prairie Reserve orgogliosamente annunciò la nascita di ben cinque piccoli bisonti già nell’aprile del 2006. È del 2014, dunque di soli due anni fa, l’arrivo di una mandria di bisonti nel parco di Yellowstone, a Fort Peck. Questa mandria venne salvata una decina di anni prima, quando fu catturata evitando così lo sterminio deciso nell’ambito di un programma federale teso a proteggere la fauna fuori dal parco da malattie come la brucellosi, di cui molti animali sono portatori. Gli animali facevano dunque parte di un gruppo “estratto” dal parco tra il 2005 e il 2006 e salvato grazie ad un programma sperimentale di ripopolazione. Questi bisonti, sino al loro ritorno a Yellowstone, erano stati mantenuti nel ranch di Ted Turner, fondatore della Cnn. Nei giornali dell’epoca venne largamente descritto il ritorno a casa delle bestie, accolte dagli indiani Sioux e Assiniboine con preghiere perché, come disse Tom Escarcega, uno dei leader Assiniboine e Sioux che avevano accompagnato il viaggio degli animali: “Nella nostra cultura trattiamo i bisonti come persone, noi siamo gli animali a due gambe e loro meritano il nostro rispetto”.

 

Il bisonte e gli indiani, un legame che si tramanda nei secoli

L’importanza che ancora oggi il bisonte riveste per la popolazione dei nativi americani la dice lunga sul rapporto quasi ancestrale che può instaurarsi tra animali e uomini. Per gli indiani, il bisonte era il dono che il Grande Spirito aveva loro dato per assicurare sostentamento e prosperità. Del bisonte veniva davvero usata ogni parte e per un’infinità di scopi, se pensiamo che grazie a ritrovamenti e studi specifici etnologi e antropologi hanno rivenuto e catalogato ben ottanta oggetti derivanti dall’utilizzo della carcassa di questo animale (http://www.farwest.it/?p=126). Tra di essi ci sono indumenti, oggetti per la capanna, armi, strumenti di lavoro, addirittura giocattoli per bambini e amuleti magici. Le aree della pelle più morbida servivano per coperte, vestiti, borse; quelle più dure, invece, venivano usate per i cordami, le suole dei mocassini, la copertura delle tende, il rivestimento degli scudi. Le corna, tolte dal cranio, venivano scavate per servire da mestoli, cucchiai ed utensili per la cucina. Con le ossa si facevano i telai delle selle, le mazze da guerra, i raschietti per scarnificare le pelli. Le costole, unite tra loro con corregge di pelle grezza, diventavano slitte.