Ambiente

Coworking nel parco: per un ufficio veramente green

Il coworking esce e se ne va al parco. Almeno in Inghilterra. Londra, in effetti, è una città dove è possibile fare qualunque cosa, senza limiti di creatività, un luogo che sembra rigenerarsi ogni giorno e sperimentare innovando senza paura. E quando si parla di innovazioni, la capitale inglese non perde mai l’occasione per mostrarsi al meglio. Condivisione, collaborazione, costruzione di relazioni, fare rete: sono pratiche acquisite grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali e diventano oggi le basi sulle quali si costruiscono modelli diversi da quelli che la crisi ha dimostrato non funzionare più. Il coworking, il lavoro ripensato in chiave collaborativa, è uno di questi. Al centro torna l’uomo con le sue relazioni. Certo, oramai gli spazi per il coworking ormai non fanno più notizia. A meno che non si tratti di un temporary coworking, un modello provvisorio apparso, da un giorno all’altro, nel bel mezzo di un parco londinese e costruito come fosse una casa, o sarebbe meglio dire ufficio, sull’albero.9eb0fa3e-7196-48fa-845c-dbec99e1dc0f
Si chiama TreeXOffice ed è stato realizzato nel parco di Hoxton Square, nella zona est della città. Questo ufficio pop-up, tra i più singolari spazi per uffici di Londra ha permesso a coloro che lavoravano qui sia di essere in contatto con altri professionisti che di tornare alla natura. Coloro che hanno affittato lo spazio, infatti, sono diventati sostenitori diretti dell’ambiente, e il reddito generato è stato reinvestito nei parchi di Hackney e negli spazi verdi. «TreeXOffice è stata un’incredibile opportunità per pensare un nuovo concetto di ufficio, cambiando il modo che abbiamo di lavorare in città. Il design evidenzia la necessità di migliorare la fruizione degli spazi verdi cittadini attraverso nuove e divertenti modalità», ha affermato con entusiasmo lo studio Tate Harmer, lo studio di architettura internazionale con sede nella zona est di Londra, specializzato in design sostenibile e architettura integrata alla natura, che è stato coinvolto nella progettazione della struttura dall’ideatrice Natalie Jeremijenko, assieme agli artisti Shuster + Moseley. Fondato da Jerry Tate e Rory Harmer nel 2007, il team lavora su progetti culturali, ricreativi e residenziali che richiedono metodi di costruzione innovativi in contesti naturali e zone storiche tra le più sensibili. Si impegna quotidianamente a creare interventi a basso consumo energetico, progetti a basso impatto con i più alti standard di design, accuratamente integrati nelle comunità locali. I lavori dello studio sono stati più volte premiati, pubblicati ed esposti in tutto il mondo, a dimostrazione che le idee di Tate Harmer hanno successo sia in contesto locale che globale.

 

L’ufficio a contatto con la natura

Il coworking nel parco di Hoxton Square è stato dotato di elettricità, di connessione wi-fi e di ben otto postazioni per coworkers. Si è trattato di un’iniziativa promossa dalla città di Londra anche per enfatizzare le attività all’aria aperta e spingere i cittadini a fruire delle aree verdi in tutti i momenti della giornata in cui sia possibile, anche al lavoro. La struttura portante è stata realizzata con carta pressata e pannelli traslucidi in policarbonato apribili, quasi a definire un confine permeabile tra l’ambiente naturale esterno e lo spazio di lavoro. Anche per la copertura è stato scelto un materiale trasparente, così da permettere alla luce naturale di filtrare all’interno. Fare coworking nel parco di Hoxton Square, quindi, nel pieno centro della città di Londra, è diventato possibile, grazie a un’installazione che è riuscita ad integrare perfettamente la dimensione lavorativa a quella strettamente naturalistica, anche se temporaneamente.7e3d1374-dc7d-40f6-b6f0-b0bfc711c1b8 Si è trattato di una realizzazione quasi artistica, articolata intorno al tronco di uno degli alberi più imponenti del parco con possibilità di essere affittata e condivisa con altri lavoratori. Costituita da una base circolare in legno, e leggermente sopraelevata da terra, la struttura è stata realizzata in una forma tondeggiante grazie a una serie di pannelli in policarbonato traslucido, con la possibilità di essere inclinati verso l’esterno per permettere una migliore circolazione dell’aria. Con l’utilizzo di questo materiale, inoltre, l’illuminazione interna è stata affidata alla luce naturale che in tal modo è potuta passare, abbondante, anche dal tetto rivestito di un pannello circolare per riparare lo spazio dalla pioggia. La struttura così realizzata è stata inserita in un piano generale di ripensamento degli spazi pubblici cittadini. I proventi ricavati dall’affitto delle postazioni di lavoro, come detto, sono stati reinvestiti nel progetto stesso, e utilizzati per la creazione di zone di condivisione nei parchi, volte al coworking, al relax e alle attività ricreative per adulti e bambini.

 

Coworking all’italiana

Anche in Italia gli spazi di coworking sono sempre più diffusi (soprattutto nelle grandi città, a dire il vero) ma, come spesso accade, siamo un po’ indietro rispetto a paesi in cui la condivisione si è affermata ormai da tempo. Inoltre fatichiamo un po’ di più a capire che dietro questa nuova pratica lavorativa si nasconde un radicale cambiamento sociale: il mercato del lavoro sta cambiando e la caratteristica principale delle nuove professioni è la flessibilità. Un coworking più che un luogo diventa allora una filosofia di vita, uno spazio collaborativo dove i lavoratori trovano una rete, una comunità, di professionisti operanti in settori differenti dal proprio che mettono a disposizione le proprie competenze per creare valore aggiunto. Diventa un modo per riuscire a districarsi fra le mille difficoltà che un lavoratore moderno deve affrontare: costi esorbitanti degli uffici, clienti difficili, solo per citarne alcuni. Lavorare in un coworking ne risolve una parte, aggiungendo tutti i vantaggi di avere a disposizione tante professionalità diverse, appunto, che possono apportare valore aggiunto ai progetti. Parlando di coworking e design, è impossibile tralasciare un esempio tutto Made in Italy come il Talent Garden: spazi creativi disseminati in tutta Italia (e qualcuno anche in Spagna e in giro per l’Europa) il cui grido di battaglia è la formazione di talenti e innovazione. Un design che mira a creare un ecosistema di collaborazione, una rete di professionalità e un’architettura dove far crescere le idee, contro la crisi, in piena sostenibilità.

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