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Tutela della biodiversità a rischio: l’Italia vota contro la legge

Polemiche senza fine e ora la questione della biodiversità diventa una questione intricata. Perché l’Italia ha votato contro. 

Tocca spesso ai Paesi membri dell’Unione Europea prendere delle importanti decisioni che non riguardano esclusivamente la politica. In questo caso c’è da dire che la situazione ha smosso molti Stati, altri invece sono rimasti sulle proprie posizioni. Le strategie dovrebbero in questi casi esulare dalla visione politica, ma non è stato così.

Fra i Paesi membri dell’Unione Europea, infatti, l’Italia si è opposta alla Nature Restoration Law. La stessa decisione è stata presa da Paesi Bassi, Polonia e Svezia. Nulla da fare per la chiamata collettiva al Consiglio Ambiente, l’Italia avrebbe così scelto di fare l’esatto opposto.

Italia contro legge per la biodiversità

E pensare che la legge era stata già approvata lo scorso febbraio, con tanto di accordo provvisorio raggiunto a novembre 2023. Il 25 marzo 2024 si sarebbe dovuto dare il via libera in maniera formale, ma quanto verificato è stato diametralmente opposto. A cambiare idea ci avrebbe pensato l’Ungheria, senza dimenticare tre decisive astensioni come quelle di Austria, Belgio e Finlandia.

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Ma quali sono i motivi del diniego italiano? A spiegarlo è stata Vannia Gava, viceministro all’Ambiente e Sicurezza, che ha parlato del Regolamento sul ripristino della natura, discusso a Bruxelles lo scorso 25 marzo.  “Occorre una maggiore riflessione su come evitare impatti negativi su di un settore, come quello agricolo, che è cruciale per l’economia e la sicurezza alimentare dell’Italia e dell’Ue“, spiega Gava.

Di fatto, quindi, l’Italia avrebbe bloccato l’ok della legge che prevede suoli e ambienti più sani in Europa. Questi sono i principi di una produzione agricola che punta al benessere dei terreni, cosa ben distante visto che 60-70% dei terreni in Europa non vive un momento di grande salute.

A gravare sulla questione c’è l’abuso di concimi che crea non pochi problemi sul fronte della produzione agricola. E anche gli ambientalisti di #RestoreNature si sono detti del tutto delusi da questa decisione. A loro dire si parla di “È del tutto incomprensibile e spaventoso vedere che la legge per il ripristino della natura viene sacrificata sull’altare del sentimento populista anti-ambientalista”, ha sostenuto il viceministro.

Si tratta di una situazione certamente difficile che non fa bene all’ambiente, che dovremo tutelare e difendere ad ogni costo, prima che questo costo diventi troppo alto da pagare, per tutti.