Salute e benessere

Microplastiche nell’acqua potabile, ancora sconosciuti gli effetti sulla salute: così puoi eliminarle e non correre rischi

Come depurare l’acqua potabile che beviamo quotidianamente dalle insidiose microplastiche? C’è un modo semplice e efficace per farlo.

Le microplastiche sono microparticelle di plastica non più lunghe di 5 mm anche se talvolta non arrivano al millesimo di millimetro. Derivanti dai rifiuti delle discariche e dall’immondizia, finiscono nei mari o nel terreno. Ma non solo: le troviamo anche nell’acqua potabile che beviamo quotidianamente. Ancora sono allo studio gli effetti di lungo periodo sulla salute umana delle microplastiche e sul come e sul perché si trovino nei cibi (e quali sono quelli più a rischio).

Senza farsi prendere da ansie premature gli studiosi stanno cercando anche dei modi per liberarsi da queste particelle invisibili che si infiltrano dappertutto. Al momento è stata proposta una soluzione che oltre a funzionare sembra anche molto semplice da mettere in pratica. Ma di cosa si tratta precisamente? Ecco quello che c’è da sapere.

Microplastiche nell’acqua potabile: scoperto il metodo semplice per eliminarle

Finora si era sempre parlato di sofisticati sistemi di automazione e filtrazione o di altre tecnologie complesse per riuscire a “catturare” le microplastiche. Ma i ricercatori sono riusciti a mettere a punto un metodo che sembra funzionare alla grande e che, particolare non indifferente, è anche alla portata di tutti.

Microplastiche nell'acqua metodo per eliminarle
C’è un metodo molto semplice per eliminare la presenza delle microplastiche nell’acqua potabile – biopianeta.it

Secondo i ricercatori della Guangzhou Medical University, in Cina, c’è infatti un metodo piuttosto semplice per liberarsi delle insidiose microplastiche. La soluzione prospettata nella ricerca apparsa su Environmental Science & Technology Letters per limitare drasticamente il quantitativo di nanoplastiche e microplastiche ingerite bevendo un bicchiere d’acqua consisterebbe semplicemente nel far bollire l’acqua.

In altri articoli i ricercatori spiegano di aver lavorato con “acqua dura”, ovvero con acqua ad alto contenuto di minerali, ricche in particolare di sali di calcio e magnesio. Quando viene riscaldata, questo tipo di acqua tende infatti a formare naturalmente carbonato di calcio, vale a dire calcare.

In acqua bollente, basterebbero circa 300 milligrammi di carbonato di calcio per litro per rimuovere circa il 90% delle microplastiche galleggianti. Ma anche solo la presenza di 60 milligrammi di carbonato di calcio per litro, se portati ad ebollizione, basta a rimuovere circa il 25% delle microplastiche.

Con la formazione del calcare, hanno osservato i ricercatori, si formano anche delle strutture cristalline in grado di incapsulare microplastiche e nanoplastiche. Dopodiché sarebbe sufficiente ripulire il contenitore per eliminare gli accumuli di calcare carichi delle microparticelle di plastica. Infine per eliminare i residui ancora galleggianti basta usare un comune filtro da caffè per passare l’acqua.

Emiliano Fumaneri

Veronese di nascita, ho vissuto molti anni in Trentino-Alto Adige (Merano, Trento, Rovereto). Vivere in una regione di confine così ricca di storia e di strazi ha suscitato in me la passione per le lingue straniere e la curiosità per culture e costumi differenti. Da sempre attento alle sorti della nostra casa comune, mi interesso a tutto ciò che riguarda l'ambiente.
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