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Lo sbiancamento della Barriera Corallina a causa del cambiamento climatico

Il rischio di entrare fra i siti del patrimonio mondiale in pericolo è alto

La Grande Barriera Corallina dell’Australia sta procedendo verso uno sbiancamento che risulta preoccupante; secondo le condizioni registrate solo nell’ultimo periodo, infatti, circa il 91% del patrimonio naturale avrebbe perso il suo colore originale. A causare questo fenomeno il cambiamento climatico che, ad oggi, si presenta come una vera e propria emergenza.

Sono allarmanti i dati che arrivano dallo stato della Grande Barriera Corallina in Australia; circa il 91% del complesso naturale, che ricopre i fondali delle acque tropicali, avrebbe subito uno forte e preoccupante stress termico.

L’alterazione delle temperature degli oceani avrebbe causato il quasi totale sbiancamento del sedimento naturale; la situazione sembra tanto più drammatica, tanto che, oggi, rischia di rientrare fra i siti del patrimonio mondiale in pericolo.

La Barriera Corallina a rischio

Si fanno sempre più preoccupanti le conseguenze dell’emergenza climatica; attualmente a pagarne il ‘conto’ sarebbe anche la Grande Barriera Corallina in Australia. Il prezioso sedimento marino, infatti, avrebbe subito uno sbiancamento pari al 91% rispetto a tutta la sua estensione totale. Si è registrato, proprio nell’ultimo periodo un nuovo episodio di sbiancamento dei coralli. Proprio, come fa notare Ansa, in prossimità del World Heritage Committee dell’UNESCO che il mese prossimo, in Cina, deciderà se inserire la Grande Barriera Corallina australiana fra i siti in pericolo all’interno del patrimonio mondiale.

Ad essere a rischio è il più grande sistema corallino al mondo, che si estende per 2300 km al largo della costa nordest del continente. A fornire le informazioni allarmanti è stata la ricognizione condotta da elicotteri nell’estate australe 2021-22 dall’Authority del Parco Marino della Grande Barriera Corallina; l’osservazione ha rilevato che lo sbiancamento di massa ha, attualmente, colpito il 91% dei banchi esaminati, a citare il rapporto è il Guardian Australia. Questo episodio rappresenta il quarto registrato dal 2016 e il sesto se si tiene conto anche dei precedenti a partire dal 1998.

Le cause dello sbiancamento

Secondo quanto spiegato dai ricercatori, si tratterebbe del primo sbiancamento di massa verificatosi nelle condizioni di La Niña; quest’ultimo è un fenomeno oceanico durante il quale la temperatura della parte equatoriale dell’Oceano Pacifico è inferiore alla media. Come si legge su Fanpage, i ricercatori avrebbero ammesso: “Lo sbiancamento dei coralli era in gran parte coerente con la distribuzione spaziale dell’accumulo di stress da calore; con una percentuale maggiore sulle barriere che sono state esposte al più alto stress da calore accumulato durante l’estate“.

A generare lo sbiancamento sono le temperature sopra la media che stressano il corallo; nello specifico, l’animale nel corallo espelle l’alga fotosintetica con cui coabita, che lo alimenta e gli conferisce il colore. Come riporta AnsaLissa Schindler, responsabile della campagna dell’Australian Marine Conservation Society, ha riferito al Guardian Australia che il rapporto dell’Authority è: “Una terribile notizia per chi ama la Barriera – oltre che –l’ennesima dimostrazione che tagliare le emissioni da combustibili fossili deve essere una priorità assoluta per il prossimo governo australiano“.