Sono un popolo in crescita e in continuo movimento, i nuovi nomadi digitali. Insofferenti alla routine e abilissimi nello sfruttare le possibilità professionali sul web e le opportunità delle latitudini del pianeta a basso costo e alta tecnologia, riempiono pagine di blog e sfornano ricerche di mercato da un Internet café di Bali o da uno spazio di coworking a Londra. Si tratta di spazi che permettono ai nomadi digitali – giovani imprenditori e professionisti – di lavorare fianco a fianco, avere consulenze gratuite da esperti in diversi settori e fondi per lanciare le loro iniziative economiche. Si tratta di un’imprenditoria sostenibile e leggerissima, che può stare in una valigia. E seguita da una capanna su una spiaggia tropicale.
Nomadi digitali sotto questo sole
Non si deve esagerare però. «Lavorare su un’amaca davanti al mare è un’immagine accattivante, ma poco realistica», dice Johannes Voelkner, esperto di marketing online e autore di Web-Work-Travel, una guida per nomadi digitali. «In spiaggia ci si distrae, con il sole e il vento si lavora male. Le connessioni wi-fi raramente sono buone. Molto meglio uno spazio di lavoro condiviso e un caffè con un collegamento veloce». La fortuna è che ce ne sono molti, in località da sogno e poco conosciute. Così è questione di minuti passare dal computer alla tavola da surf. La generazione dei giovani di oggi non ha bisogno di un luogo fisso dove vivere e lavorare. Moltissimi mestieri ormai si svolgono online, condizione che permette di vivere sei mesi a Roma, spostarsi due mesi sull’oceano in Portogallo, e poi, per esempio, viaggiare in Sud America per altri quattro mesi.
Una tribù che lavora
I nomadi digitali sono una vera e propria tribù ecosostenibile: sono una grossa fetta di popolazione, tutte quelle persone, di ogni età e ceto sociale, che lavorano online, e quindi non necessitano di un luogo fisico fisso dove esercitare la propria professione. Oggi sono molti i mestieri digitali, e lo smart working, un tempo chimera dalle connotazioni esotiche, è invece una realtà per milioni di persone in tutto il mondo, in particolare per i giovani. Ecco quindi che la necessità di vivere in un solo posto non sussiste più, e che come postazione di lavoro bastano un computer, una presa per la corrente, un modem portatile: un mini-ufficio sostenibile per l’ambiente, insomma. Una workstation compatta, ridotta all’essenziale, e possibilmente mobile: un tiny office. Se le tiny houses, case in miniatura dotate di tutti i comfort grazie all’incastro perfetto di ogni singolo elemento e naturalmente un buono spirito di riduzione all’essenziale di chi ci abita, sono oramai una realtà consolidata, i nomadi digitali non potevano non concepire il concetto di tiny office.
Wireless generation
In poche parole, chi vive lo stile di vita dei nomadi digitali, è semplicemente una persona che ha deciso di lasciare un posto di lavoro fisso e un ufficio, con tutti i suoi costi economici e per l’ambiente, per lavorare viaggiando per il mondo e sul web. Ma non basta viaggiare su internet per potersi definire un nomade digitale, è necessaria un’idea nuova di vita. Il mondo anglosassone ha già capito che questo sarà il futuro. In America recenti studi dichiarano che la “wireless generation”, la generazione senza fili, conti circa 63 milioni di lavoratori (stima del Forester Research), praticamente un americano su cinque. Insomma, è finita l’era dei lavoratori in vacanza. Oggi i nomadi digitali vivono in “vacanza”, ma lavorano più di prima: è una generazione che non si sposta per inseguire panorami esotici, ma che si sposta seguendo il fuso orario giusto e le connessioni veloci.