Il 23 aprile è stata inaugurata la prima casa passiva multi-residenza in Italia: è la “Fiorita Passiva House” di Cesena ed è stata certificata dal Passivhaus Institut di Darmstadt , in Germania, prima associazione a studiare e sviluppare la casa passiva e che quest’anno ha festeggiato il venticinquesimo anniversario dalla costruzione della prima casa passiva proprio nella cittadina di Darmstadt.
Cos’è la casa passiva
Come anticipato, il primo tentativo di casa passiva venne realizzato a Darmstadt nel 1990 seguendo gli studi del fisico tedesco Wolfgang Feist e del professore svedese Bo Adamson. Con il termine passivo si intende un edificio in grado di produrre da sé l’energia necessaria, attraverso fonti rinnovabili, senza collegarsi con la rete cittadina. Più precisamente si può parlare di casa passiva quando la somma degli apporti passivi di calore (apporti subiti) dell’irraggiamento solare trasmessi attraverso le finestre e il calore generato internamente all’edificio da elettrodomestici e dagli occupanti stessi sono quasi sufficienti a compensare le perdite dell’involucro durante la stagione fredda. Vi è poi un passaggio in più perché una casa passiva venga certificata come Passivhaus (Passive House in inglese): deve rispettare alcuni parametri – riguardanti i consumi energetici, il livello di comfort termico e i costi – definiti dal Passivhaus Institut e messi a punto proprio da Wolfgang Feist nel 1995. Il fabbisogno richiesto per il riscaldamento deve essere inferiore a 15 kWh/mq anno mentre la domanda di energia primaria, cioè di energia totale necessaria per il riscaldamento, l’acqua calda sanitaria e l’elettricità, invece, non deve superare i 120 kWh/mq di superficie netta abitabile per anno.
Il primo condominio green in Italia
“Fiorita Passiva House” è costituita da otto appartamenti ed è costruita con struttura portante in legno xlam. In origine l’edificio, costruito nel 1955, era costituito da un involucro in laterizio privo di isolamento termico, secondo la cultura costruttiva dell’epoca che affidava il soddisfacimento dei requisiti energetici al solo impianto senza valutazioni in termini di sostenibilità ambientale, risparmio energetico e contenimento delle risorse. L’edificio dunque presentava spese energetiche piuttosto elevate e livelli di comfort bassi. Primo fiore all’occhiello della nuova struttura è l’isolamento termico: l’involucro perfettamente isolato, infatti, permette all’edificio di scaldarsi con il sole, il calore del corpo umano, addirittura attraverso l’energia degli elettrodomestici. Molto importante poi l’uso dei doppi vetri e l’installazione ottimale delle finestre, che sono state posizionate per essere sfruttate nel modo migliore durante tutto l’anno: in inverno per catturare il sole più a lungo possibile; in estate, grazie a un apposito sistema di aggetti e frangisole, per assicurare i necessari ombreggiamenti. I consumi dei vari appartamenti sono notevolmente inferiori alla media, grazie all’uso esclusivo dell’impianto di ventilazione meccanica controllata: non vengono dunque usate caldaie, né termosifoni e nemmeno il riscaldamento a pavimento. In questo modo l’edificio non solo riesce a raggiungere consumi molto bassi ma, grazie anche all’impianto fotovoltaico presente sulla copertura, produce più energia di quanta ne consuma. Inoltre l’umidità nella casa viene mantenuta a un livello ottimale del 50% e viene filtrata l’aria che tre volte al giorno viene cambiata garantendo l’espulsione di aria piena di CO2, quindi nociva, e l’immissione di nuova aria fresca e ricca di ossigeno. Un attento controllo dei ponti termici permette poi di annullare quasi completamente la formazione delle muffe e della condensa, assicurando maggiore salubrità. Il rivestimento parietale in legno e laminam è infatti di tipo ventilato: questa tecnologia consente la formazione di un moto convettivo interno alla parete che produce un raffrescamento naturale dell’interno involucro, limitando nel contempo la formazione appunto di umidità e condense. “Fiorita Passiva House” raggiunge inoltre ottimi livelli di sostenibilità ambientale. Intanto è costruita con legno proveniente da foreste certificate Fsc, dove quindi ad ogni abbattimento seguono nuove ripiantumazioni; inoltre per la ristrutturazione sono stati usati materiali ecologici quali fibre di vetro, legno riciclabile, vetro senza ricorrere a prodotti di plastica. L’acqua piovana viene riciclata e utilizzata per numerosi usi: per lo scarico del wc, per l’irrigazione, per i ferri da stiro. Infine l’edificio non produce emissioni nocive non utilizzando nessuna forma di riscaldamento tradizionale attivo.
Perché passivo non vuol dire brutto e poco luminoso
Visti i numerosi aspetti positivi che una casa passiva assicura ci si chiede perché questo tipo di abitazioni non siano decisamente più diffuse. Una affermazione del designer americano Michael Anschel può aiutare a capire quali siano i principali dubbi relativi a questo tipo di abitazione: «Gli edifici dovrebbero essere disegnati attorno ai suoi occupanti. Dovrebbero essere comodi, pieni di luce, grandi e caratteristici, dovrebbero entrare in connessione con le anime degli abitanti. Le Passivehaus sono imprese che riescono a solleticare l’ego degli architetti e a soddisfare il loro bisogno di creare scatole e la loro ossessione di seguire i dettami del BTU (unità di misura dell’energia, usata negli Usa e nel Regno Unito), ma falliscono nell’obiettivo di essere adatti per persone che li abitano».