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I bambini che vivono con animali domestici non avranno allergie alimentari: il nuovo studio

Un gatto o un cane in casa sono potenziali alleati per la salute dei bambini: parola di allergologo. Ecco i risultati di una ricerca appena pubblicata. 

I genitori tendono a indugiare sull’opportunità o meno di tenere gli animali domestici in casa in presenza di un neonato. Ma un nuovo studio scientifico fa finalmente chiarezza sul punto. La convivenza con “Fido” durante le prime fasi della vita di un bambino può ridurre le possibilità che quest’ultimo sviluppi allergie alimentari. Vediamo perché.

Un studio PLOS One pubblicato lo scorso marzo ha rilevato che l’esposizione a cani e gatti mentre un bambino è in utero o ha pochi mesi di vita è associata a un rischio inferiore di circa il 14% di contrarre allergie alimentari nelle successive fasi di crescita. Il beneficio più marcato è stato osservato nei bambini che vivevano con cani tenuti in casa e nelle famiglie con animali domestici durante lo sviluppo fetale e la prima infanzia. Quali sono i possibili risvolti pratici?

I benefici degli animali domestici per i bambini

“C’è un’ipotesi secondo cui l’esposizione ai peli di animali all’inizio della vita possa favorire una risposta immunitaria più forte e contrastare fenomeni allergici”, afferma la dott.ssa Carolyn Kwiat, allergologa e immunologa. In particolare, la convivenza con i cani nelle prime fasi di sviluppo di un bambino è stata associata a un minor rischio di allergie al latte, alle uova e alle noci, mentre possedere un gatto sembra ridurre le allergie a grano, uova e soia. Non è stata trovata invece una forte associazione con uccelli, tartarughe e criceti.

La ricerca finora ha dato esiti contrastanti sull’effettiva utilità della convivenza con animali domestici – Biopianeta.it

La ricerca finora ha dato esiti contrastanti sull’effettiva utilità della convivenza con animali domestici, ha spiegato la dott.ssa Kwiat a CNBC Make It. “Alcuni studi dimostrano che l’esposizione precoce ai peli di animali pelosi protegge dalle allergie alimentari. Alcuni mostrano che non è così”. Ma il recente studio, condotto in Giappone, mostra risultati promettenti perché è il più ampio nel suo genere. “Penso che ciò che è davvero sorprendente di questo studio è che ha coinvolto 66.000 bambini, e sono tanti”, rimarca Kwiat. “Una dimensione del campione così importante aumenta la potenza dello studio”.

Resta il fatto che i risultati dovrebbero essere presi con le pinze, in quanto puramente osservativi: la diagnosi di allergie alimentari si è basata interamente su un questionario compilato dai genitori anziché sui risultati dei test medici. “Il gold standard per qualsiasi tipo di studio che indaga la causalità sarebbe uno studio controllato randomizzato”, afferma Kwiat, “con controllo per altre variabili come l’ordine di nascita, il genere e così via”. Insomma, lo studio segna un “passo nella giusta direzione”, ma è molto più probabile che l’introduzione di alimenti altamente allergenici riduca il rischio di allergie alimentari, anziché l’adozione di un animale.