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Dagli scarti vitivinicoli ad eco-materiale per l’alta moda: l’abito che aiuta il Pianeta

Dalla vinaccia agli outfit di alta moda. L’azienda italiana Vegea ha sviluppato una tecnologia che trasforma gli scarti in tessuti. L’abito che aiuta il pianeta è esposto al Victoria & Albert Museum di Londra.

Dall’uva al tessuto. È questa la scommessa vinta dai fondatori di Vegea, azienda italiana, che puntando sulla vinaccia, l’avanzo di produzione del vino, ha creato un materiale sartoriale. La vision dell’azienda è chiara: trasformare gli scarti agricoli in materiali del futuro. Niente più materiali derivati dalla lavorazione di prodotti animali e nemmeno materie prime provenienti dai combustibili fossili. È quello che si propone sin dal principio la Vegea, che ha l’obiettivo di garantire un prodotto alternativo e sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche economico. Prodotto duttile che può essere utilizzato in tanti settori: dalla moda all’arredo, fino alle auto.

L’Italia è uno dei più grandi produttori di vino al mondo. Secondo l’ultimo censimento generale dell’agricoltura, risalente al 2010, in Italia sono più di 660 mila gli ettari coltivati a uva, con la Regione Sicilia al primo posto. Il settore del vino è una delle eccellenze del nostro Paese, che si lascia dietro, però, gli scarti vitivinicoli. Una parte di essi viene utilizzata come fertilizzante o impiegata in settori come quello cosmetico e farmaceutico, ma i residui non vengono smaltiti completamente e quindi utilizzarli significa rimetterli in circolo, anche per il bene dell’ambiente. L’azienda fondata nel 2016 dall’architetto Gianpiero Tessitore e dal chimico Francesco Merlino ha scelto la vinaccia tra tutte le matrici di origine vegetale che sono presenti all’interno della filiera agroindustriale. Questo rifiuto vitivinicolo è ricco di oli e lignocellulosa; elementi che lo rendono un perfetto materiale di base per la realizzazione di tessuti tecnici.

Il processo produttivo che porta questo rifiuto a diventare un eco-materiale è caratterizzato da più fasi: tutto comincia, ovviamente, con la spremitura dell’uva e della separazione degli scarti. L’insieme dei rametti del grappolo, delle bucce e dei semi viene essiccato al fine di conservarlo per almeno tre anni. Questo passaggio consente all’azienda di avere la sua materia prima sempre a disposizione e di non limitare la produzione al solo periodo di vendemmia. La vinaccia, in seguito, subisce dei trattamenti brevettati che la trasformano in una miscela. Questa miscela viene spalmata più volte fino a diventare un vero e proprio tessuto. In base agli usi successivi questo tessuto prodotto dai rifiuti vitivinicoli subisce dei trattamenti che gli donano delle caratteristiche specifiche in termini di colore, elasticità, peso e goffrature.

Lo stesso tessuto è stato utilizzato per la creazione di un abito che ora si trova esposto a Londra, nel museo Victoria & Albert. Realizzato grazie alla direzione artistica dell’eco-designer Tiziano Guardini e con l’innovativa tecnologia dell’azienda italiana Vegea, il capo di abbigliamento è presente all’interno della mostra Fashioned from Nature propone che celebra una moda basata sul binomio riciclo e innovazione. “L’opera di moda creata da Tiziano Guardini – sostiene Gianpiero Tessitore, fondatore di Vegea– ci racconta di una musa legata alla terra ma anche alle stelle che si muove con passo sicuro perché avanza in armonia con la natura”.

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