Salute e benessere

Dietrofront, l’olio di palma non fa più male. Ecco perché

Demolito da una campagna mediatica che ha colpito numerose aziende che ne facevano uso, oggi l’olio di palma viene scagionato dalle accuse: non è una sostanza tossica

Anni di mobilitazione mediatica, campagne di informazione e controinformazione varie che avevano accusato l’olio di palma di essere, se non il male del mondo, almeno il nemico numero uno delle tavole degli italiani, da combattere a suon di cibi bio e oli dall’origine più sana. Arriva invece il contrordine da parte del dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi Federico II di Napoli: durante un convegno, il prof. Marco Silano, dell’Istituto Superiore di Sanità, ha ribadito come l’olio di palma di per sé non contenga alcuna sostanza tossica.

Infatti, benché l’olio di palma contenga acidi grassi in quantità maggiore rispetto agli altri oli vegetali, aumentando il rischio cardiovascolare, viene utilizzato proprio perché ci sono oli che ne contengono una quantità maggiore come l’olio di cocco, o che hanno effetti dannosi sulla salute cardiovascolare. In più, bisogna specificare che esistono due gruppi di acidi grassi saturi: quelli presenti negli alimenti non lavorati (quindi carne, latte e derivati, uova) e quelli contenuti nei prodotti trasformati industrialmente, a cui è addizionato l’olio di palma: ciò che è importante per la salute è limitare l’assunzione di acidi grassi in generale, e non tanto eliminare l’olio di palma, mantenendoli sotto una soglia del dieci per cento a livello giornaliero.

Altro fattore negativo relativo all’olio di palma sono i contaminanti che in effetti si sviluppano durante i processi di raffinazione che superano i duecento gradi: processi su cui l’industria alimentare sta lavorando per risolvere il problema. Quello che è importante dunque, al di là delle mode o della cattiva informazione, è che ognuno valuti la propria dieta, facendo attenzione e seguendo una dieta sana e bilanciata. Il problema, più che per gli adulti, sussiste per i bambini dai tre ai dieci anni, che spesso a causa di snack e merendine confezionate assumono più grassi di quanti dovrebbero.

Photo credit: Pixabay.it

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