Tecnologia

Brevettato da un’azienda italiana il primo asfalto al grafene

Si tratta del risultato di un lungo lavoro portato avanti da due aziende italiane che lo hanno ora brevettato internazionalmente: il primo asfalto al grafene ha prestazioni eccellenti e durata doppia rispetto al bitume tradizionale. In più è riciclabile.

Il brevetto alla prima applicazione internazionale di quello che è stato definito il supermateriale del futuro arriva dall’Italia: è tricolore infatti il primo asfalto al grafene, additivo che rende l’asfalto più resistente agli sbalzi di temperatura e ai carichi, aumentandone durata e prestazioni del doppio rispetto ai materiali tradizionali. Il progetto dell’asfalto al grafene è stato realizzato dall’azienda Iterchimica di Suisio, in provincia di Bergamo, in collaborazione con la Directa Plus di Como.

L’azienda bergamasca, già specializzata in asfalti speciali, come uno in grado di catturare lo smog, si preoccupa dunque di ridurre l’impatto ambientale da generazioni. Il progetto dell’asfalto al grafene è il risultato del lavoro di tre anni: il risultato è una miscela di bitume che può essere riciclata, e dunque, al momento della manutenzione, potrà essere riutilizzato il materiale; se, in media, l’asfalto di una strada dura sette anni, quello al grafene resiste il doppio prima che si renda necessaria una sostituzione.

Flessibile ed elastico, il grafene è duecento volte più resistente dell’acciaio ed è un ottimo conduttore di calore ed energia. Ha uno spessore pari a un milionesimo di un capello umano, ragion per cui è considerato il materiale più sottile creato dall’uomo. Realizzato a livello internazionale, e apprezzato per le sue molteplici proprietà e le alte prestazioni, il grafene potenzialmente è applicabile ovunque, ma in pratica ciò non succede. Al contrario, è l’Italia a potersi aggiudicare il merito di aver applicato il grafene in numerosi progetti commerciali per la Directa Plus, e il brevetto dell’asfalto al grafene è sicuramente un risultato altissimo in cui l’alta tecnologia incontra l’ecosostenibilità.

Photo credit: Pinterest.it

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